LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 20
13 marzo 2016 – 5ª domenica di Quaresima
Ciclo liturgico: anno C
Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore,
perché io sono misericordioso e pietoso.
Giovanni 8,1-11 (Is 43,16-21 - Salmo: 125 - Fil 3,8-14)
Dio di bontà, che rinnovi in Cristo tutte le cose, davanti a te sta la nostra miseria: tu che ci hai mandato il tuo Figlio unigenito non per condannare, ma per salvare il mondo, perdona ogni nostra colpa e fa’ che rifiorisca nel nostro cuore il canto della gratitudine e della gioia.
Spunti per la riflessione
Oltre
È così, dunque, il Dio di Gesù? Così inatteso, così eccessivo, così straordinario?
È così distante dall’idea piccina che ci siamo fatti di lui, dunque, questo Dio che Gesù è venuto a raccontare?
È così destabilizzante, al punto da avere spinto lungo la storia anche noi suoi discepoli, devoti e contriti, a limarne la potenza, la follia, a rimetterlo dentro le nostre categorie mentali?
Sante e rassicuranti?
Sì, certo. Anche più di così.
E bene ha fatto e fa il papa venuto dai confini del mondo a scuoterci, a osare, a richiamare tutti in questo immenso Giubileo.
Basta abitudine, basta approssimazioni, basta visioni demoniache di Dio!
Se crediamo, crediamo sul serio, convertiamoci, infine, al Dio che Gesù è venuto a raccontare.
Senza più scuse, senza più infingimenti, senza più lentezze.
Ci scardini questo tempo di quaresima, questo anno di meditazione.
E sia lo Spirito a farci volare.
Osare
In questo percorso Luca ci accompagna.
Nel deserto, salendo al Tabor, scoprendo un Dio che non ce l’ha con te, che è un Padre che ti aspetta, oggi siamo chiamati a superare l’ennesima soglia.
Una pagina evangelica talmente pericolosa da essere stata censurata dagli stessi cristiani per un secolo mezzo, come candidamente ammesso dallo stesso Agostino.
Eccessiva persino per noi cristiani.
È la pagina insostenibile dell’adultera colta il flagrante adulterio. E perdonata senza condizioni.
Non ha nome, né mai lo avrà, che importa? È solo una peccatrice, non ha una storia, non sappiamo nulla di lei, non capiamo la ragione di ciò che è accaduto. È solo un’adultera, un peccatrice, una prostituta.
È fidanzata? Sposata? Felice? Con chi è stata colta in flagrante adulterio?
In realtà della donna non interessa niente a nessuno.
Perché è una donna e perché è una poco di buono, il resto sono smancerie.
Colta in flagrante adulterio, diranno i delatori pronti ad uccidere nel nome di Dio.
Qui la cosa si complica. La Scrittura afferma che una persona può essere accusata alla presenza di due testimoni. Dove sono? Chi sono? Tutto passa in secondo piano, anche il fatto che manca il complice del peccato.
Forse è scappato o, forse, in quanto uomo, gli è riservato un altro trattamento…
Le emozioni travolgono la misura, la legge, brandita come un’arma, è maltrattata. Nessuna equità, nessun equilibrio in questa squallida storia: prevale la rabbia che annebbia le menti.
Nel mezzo
Postala in mezzo, gli dicono.
È nel mezzo, la donna. Il luogo del giudizio, davanti a giudici.
Ed ecco la richiesta, stralunata, insulsa, enigmatica.
Gesù è chiamato ad esprimere un suo parere in quanto rabbì.
Ma i conti non tornano: è presentata come un’adultera, quindi è già stata giudicata! Allora a che serve il giudizio di Gesù? Oppure ancora non ha subìto un processo, allora a che titolo viene coinvolto il Nazareno che non fa parte del sinedrio?
L’evangelista precisa che è un tranello: se Gesù dice di non lapidarla contravviene alla legge di Mosè. Se dice di lapidarla contravviene alla norma romana, entrando a far parte della nutrita schiera degli anti-romani. E, quel che è peggio, smentisce la sua visione di un Padre benevolo.
Un applauso alla perfidia dei presenti.
Della giustizia a loro non importa molto, ancor meno importa della donna e delle conseguenze delle loro decisioni. Qui si tratta di fermare un tale che si è improvvisato profeta e che raduna attorno a sé numerose persone.
Peccatori, perlopiù, come questa donna.
Frequenta brutta gente, Gesù, è amico dei pubblicani e delle prostitute (Mt 11,19).
Geroglifici
Gesù, però, chinatosi, tracciava dei segni per terra con il dito.
Tace. Sa bene che è una trappola.
Si china e in quella posizione resterà. Si siede a riflettere. Inizia a scrivere.
La folla che si è radunata non ha ragionato, ha lasciato parlare la pancia, ha dato libero sfogo alla rabbia. Gesù no, pone una distanza, si raccoglie, pensa e scrive. Cosa?
Si pensa che l’usanza di scarabocchiare in terra, ampiamente documentata presso i popoli semiti, fosse un modo per raccogliere i propri pensieri o per trattenere l’irritazione.
Suggestiva anche la riflessione spirituale di chi vuole vedervi un riferimento al dono della Torah: Gesù non scrive nella polvere, come ci immaginiamo, ma traccia segni sulla pietra, sul selciato del tempio, così come Dio aveva tracciato i comandamenti con il suo dito sulle tavole di pietra (Dt 9,10). Dio aveva dato quelle parole per la vita, gli accusatori le usano per donare la morte.
Tant’è: cosa stia facendo Gesù resta un mistero.
Ma la sua risposta è un pugno nello stomaco dei presenti.
La prima pietra
Resta seduto e alza lo sguardo (così nel testo greco). La sua frase è diventata proverbiale.
Certo, questa donna ha peccato, ovvio.
Ha sbagliato, ha commesso un errore. Ma chi fra noi non ha mai sbagliato? Chi può dire di non avere mai peccato? Chi può, con onestà, ergersi a giudice contro di lei?
Gesù spiazza tutti, non nega la validità del precetto, non dice che va bene ciò che ha fatto, né entra nella delicata questione sulla giurisdizione. Va oltre. Va prima. Riporta tutti all’origine della norma che è fatta per l’uomo, non per opprimerlo.
È vero: questo donna ha sbagliato, come tutti.
Ma la donna non si identifica con il suo sbaglio, con il suo peccato.
Ha una storia, un nome, una dignità, anche la dignità di sbagliare e di redimersi, di cambiare, di migliorare.
Gesù distingue fra peccato e peccatore, cosa che gli accusatori non sanno fare.
E mette nel giudizio una variabile inattesa: la misericordia, quell’atteggiamento tipico di Dio che vede la nostra miseria col cuore. Ha sbagliato, certo, e tutti sbagliamo.
E ne prendiamo coscienza non per giustificarci o minimizzare, ma per cambiare e crescere.
Questa donna ha sbagliato, certo. Ma non è inchiodandola ai suoi limiti che cambierà.
Cambierà solo se vedrà una via d’uscita, una soluzione, solo se capirà cosa davvero le può riempire il cuore.
Lui, nel suo cuore, l’ha già perdonata.
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L’Autore
Paolo Curtaz
Ultimogenito di tre fratelli, figlio di un imprenditore edile e di una casalinga, ha terminato gli studi di scuola superiore presso l’istituto tecnico per geometri di Aosta nel 1984, per poi entrare nel seminario vescovile di Aosta; ha approfondito i suoi studi in pastorale giovanile e catechistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (1989/1990).
Ordinato sacerdote il 7 settembre 1990 da Ovidio Lari è stato nominato viceparroco di Courmayeur (1990/1993), di Saint Martin de Corlèans ad Aosta (1993/1997) e parroco di Valsavaranche, Rhêmes-Notre-Dame, Rhêmes-Saint-Georges e Introd (1997/2007).
Nel 1995 è stato nominato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, in seguito ha curato il coordinamento della pastorale giovanile cittadina. Dal 1999 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi di Aosta. Nel 2004, grazie ad un gruppo di amici di Torino, fonda il sito tiraccontolaparola.it che pubblica il commento al vangelo domenicale e le sue conferenze audio. Negli stessi anni conduce la trasmissione radiofonica quotidiana Prima di tutto per il circuito nazionale Inblu della CEI e collabora alla rivista mensile Parola e preghiera Edizioni Paoline, che propone un cammino quotidiano di preghiera per l’uomo contemporaneo.
Dopo un periodo di discernimento, nel 2007 chiede di lasciare il ministero sacerdotale per dedicarsi in altro modo all’evangelizzazione. Oggi è sposato con Luisella e ha un figlio di nome Jakob.
Nel 2009 consegue il baccellierato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano con la tesi La figura del sacerdozio nell’epistolario di don Lorenzo Milani e nel 2011 la licenza in teologia pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, sezione di Torino, con la tesi Internet e il servizio della Parola di Dio. Analisi critica di alcune omelie presenti nei maggiori siti web cattolici italiani.
Insieme ad alcuni amici, fonda l’associazione culturale Zaccheo (2004) con cui organizza conferenze di esegesi spirituale e viaggi culturali in Terra Santa e in Europa.
Come giornalista pubblicista ha collaborato con alcune riviste cristiane (Il Nostro Tempo, Famiglia Cristiana, L’Eco di Terrasanta) e con siti di pastorale cattolica.
Nel 1999 è stato uno dei protagonisti della campagna pubblicitaria della CEI per l’8x1000 alla Chiesa cattolica. Come parroco di Introd ha accolto per diverse volte papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI nelle loro vacanze estive a Les Combes, villaggio di Introd.
Esegesi biblica
La donna adultera (8, 1-11)
Sembra non ci sia alcun dubbio che questo brano non facesse parte originariamente del vangelo di Giovanni, manca infatti nei più antichi e importanti codici dei vangeli. Alcuni manoscritti lo collocano nel vangelo di Luca dopo 21,38 per le affinità con i vangeli sinottici. A partire dalla “Vulgata” (la versione latina della Bibbia di S. Girolamo) è inserito a questo punto del vangelo di Giovanni. Non ci sono però dubbi sulla canonicità cioè sulla sua autenticità.
Fin dall’inizio Gesù è presentato in posizione di autorità, in qualità di maestro. Il racconto comincia di sera, dopo una giornata di insegnamento nel tempio: ciascuno tornò a casa sua (7,53) e Gesù raggiunse il monte degli Ulivi, come era solito fare, secondo Luca (22,29).
Di buon mattino è di nuovo nel tempio e insegna al popolo (cfr Lc 21,37). Il contesto originario è sconosciuto, ma sembra che qui sia presupposto il racconto sinottico della settimana di passione, stando al quale Gesù passava i giorni a Gerusalemme intento a insegnare ma lasciava la città ogni notte per una maggiore sicurezza (cfr Mc 11,11).
Più che il contenuto, qui è messo in risalto l’atto stesso d’insegnare, vale a dire d’interpretare la legge con sapienza: Gesù è maestro, e proprio nelle sue qualità di maestro sarà sottoposto da scribi e farisei (le dispute tra Gesù, scribi e farisei sono familiari nei sinottici) a un suo pronunciamento circa l’adulterio.
Il parere chiesto a Gesù non è chiaro.
Secondo Levitico 20,10 l’adulterio comporta la condanna a morte senza che sia specificato il modo: “Chiunque commetta adulterio con la donna del suo prossimo, siano messi a morte l’adultero e l’adultera”.
Nel Deuteronomio 22,23-24 viene precisata la lapidazione per il caso di una donna vergine, cioè non sposata: “Se una giovane vergine è fidanzata a un uomo, e un altro uomo la trova in città e giace con lei, li condurrete fuori tutti e due, alla porta di quella città, e li lapiderete; moriranno, la giovane perché non ha gridato nella città (cioè ha acconsentito), l’uomo perché ha umiliato la donna del suo prossimo”.
Alcuni ne hanno dedotto che la donna adultera di Giovanni doveva essere lapidata perché era vergine non sposata. La lapidazione era il modo normale di mettere a morte presso i giudei (cfr. Ezechiele 16,38: “Ti condannerò secondo la norma delle adultere…”).
E così sembra fosse anche al tempo di Gesù.
Perché la donna viene condotta davanti a Gesù se il Sinedrio l’ha già condannata in base alla legge mosaica? Ma perché allora Gesù dice: “Nessuno ti ha condannata?”. Non si può certo immaginare che le autorità giudaiche abbiano potuto far dipendere la sentenza ufficiale da un piccolo predicatore itinerante. Alcuni pensano che la donna non sarebbe stata giudicata per il fatto che il sinedrio non aveva più il potere di giudicare e di condannare (dopo l’anno 30 i romani avevano tolto ai giudei la facoltà di emettere una sentenza di morte). Potrebbe anche trattarsi di un linciaggio spontaneo, come accadeva spesso a quel tempo, e al quale Gesù era invitato a dare la sua adesione.
Tempo di quaresima
14 febbraio - 1^ Tempo di Quaresima
Deuteronomio 26,4-10 Professione di fede del popolo eletto
Salmo 90 Resta con noi, Signore, nell’ora della prova
Romani10,8-13 Professione di fede di chi crede in Cristo
Luca 4,1-13 Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo
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21 febbraio - 2^ Tempo di Quaresima
Genesi 15,5-12.17-18 Dio stipula l’alleanza con Abramo fedele
Salmo 26 Il Signore ha pietà del suo popolo
Filippesi 3,17-4,1 Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso
Luca 9,28-36 La Trasfigurazione
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28 febbraio - 3^ Tempo di Quaresima
Esodo 3,1-8.13-15 Io-Sono mi ha mandato a voi
Salmo 102 Il Signore ha pietà del suo popolo
1ª Corinzi 10,1-6.10-12 La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento
Luca 13,1-9 Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo
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6 marzo - 4^ Tempo di Quaresima
Giosuè 5,9-10-12 Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua
Salmo 33 Gustate e vedete com’è buono il Signore
2ª Corinzi 5,17-21 Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo
Luca 15,1-3.11-32 La parabola del padre misericordioso
13 marzo - 5^ Tempo di Quaresima
Isaia 43,16-21 Ecco, faccio una cosa nuova e darò acqua per dissetare il mio popolo
Salmo 125 Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Filippesi 3,8-14 A motivo di Cristo, ritengo che tutto sia una perdita, facendomi conforme alla sua morte
Giovanni 8,1-11 Il perdono all’adultera
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20 marzo - Domenica delle Palme
Isaia 50,4-7 Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso
Salmo 21 Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Filippesi 2,6-11 Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò
Luca 22,14-23,56 La Passione di Gesù secondo Luca
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24 marzo - Giovedì Santo
Esodo 12,1-8.11-14 Prescrizioni per la cena pasquale
Salmo 115 Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza
1ª Corinzi 11,23-26 Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore
Giovanni 13,1-15 L’ultima cena del Signore
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25 marzo - Venerdì Santo
Isaia 52,13-53,12 Egli è stato trafitto per le nostre colpe
Salmo 30 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Ebrei 4,14-16; 5,7-9 Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono
Giovanni 18,1-19,42 La Passione di Gesù secondo Giovanni